L'àncora è uno strumento antico, conosciuto e usato dai fenici e dai greci, che fu successivamente perfezionato dai romani subendo nel tempo notevoli miglioramenti, ma conservando ancora alcuni dei tratti originari. Nel tempo si è evoluta sia nel materiale con l'uso di ferro, ghisa o acciaio sia nelle forme.
Un'ancora lavora esercitando le forze di resistenza sufficienti a trattenere l'imbarcazione a cui essa è collegata. Sono due i modi primari per realizzare questa azione: tramite il peso, che tende a spingere l'ancora sul fondo, e tramite la sua forma, che permette una presa ottimale sui fondali. Mentre le ancore permanenti fanno uso prevalente del fattore peso mediante grandi masse lasciate sul fondo marino, ciò non risulta pratico per le ancore temporanee che necessitano di essere sollevate a bordo dell'imbarcazione. Sebbene il peso dell'ancora e la lunghezza, quindi anche il peso, della catena sommersa (calumo) contribuiscano al meccanismo di ancoraggio garantendo il giusto angolo di presa sul fondo, le ancore temporanee fanno affidamento prevalente sul fattore di forma per «dar testa» bene nei fondali: migliore è la forma, minore è il peso necessario affinché l'ancora funzioni.
Esistono due principali tipi di ancore e conseguentemente di ancoraggi: ancora provvisoria e ancora permanente.
Un'ancora provvisoria è trasportata solitamente dall'imbarcazione ed è sollevata a bordo durante la navigazione: è questo il caso a cui per lo più i marinai si riferiscono parlando di ancora e di ancoraggio. In questo caso l'ancora rappresenta un'importante dotazione di bordo di sicurezza per un'imbarcazione e si parla di ancora di posta per indicare quella che si tiene pronta all'uso, cioè di servizio, in contrapposizione a quella di speranza o di rispetto, cioè di riserva.Dar fondo all'ancora è l'espressione che descrive l'operazione di ancoraggio.